Medium è morto. Lunga vita a WriteFreely

(articolo pubblicato quasi contemporaneamente su L'isola di Ula-Ula.)

Medium è morto. Almeno per tutti quelli che non scrivono in inglese. La piattaforma a un certo punto ha iniziato a chiedere soldi. Non per la manutenzione della piattaforma stessa, ma per pagare chi realizzava i contenuti. In inglese, ovviamente. E neanche tutti, ma con criteri che non sono mai stati chiariti, almeno fino a che sono stato dietro alle e-mail che venivano dalla piattaforma. Certo, quello che scrivevo in questo attacco era vero nel 2020, e fondamentalmente mi pare che continua a essere vero ancora oggi. E per scrivere questo post, che è di fatto quello inaugurale sul mio arrivo qui su noblogo, sono andato a curiosare un po' proprio su Medium, scoprendo che dei blogger italiani, uno degli ultimi ancora presenti lì è l'amico Peppe Liberti con un post di ormai giugno. Onestamente, per come avevo intenzione di utilizzare Medium, abbandonare quel luogo internettiano non è di per sé un dramma, per cui ora che da Lo spazio intermedio mi sono spostato qui, su questa Isola di Ula-Ula, penso di proseguire con il programma che mi ero prefisso: recuperare, con le opportune modifiche, i post pubblicati su Medium e riempire l'isola di altri contenuti, cose di facile scrittura come per esempio i recuperi di vecchi post che la facevano da padrone sul mio account di Medium. Tra l'altro ho potuto importare non solo quanto pubblicato, ma anche quanto scritto in bozza nel precedente spazio, per cui potrei riempire questo noblogo con maggiore costanza rispetto a qua.name.

Per cui... Medium è morto. Lunga vita a WriteFreely.

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