Sulla perdita della capacità di scrivere – seconda puntata

Nella puntata precedente avevo iniziato a chiedermi perché nel corso degli anni qualcosa è andato storto e ho iniziato a perdere per strada la capacità (e la gioia) di scrivere. Ho individuato una delle cause nel trasferimento all'estero e nel dovermi barcamenare fra due lingue diverse, a discapito di quella di cui sono madrelingua. Un'altra causa l'ho localizzata nell'uso che ho fatto dei social media durante lo scorso decennio, e proprio di questo parliamo in questo post.

Devo dire che si tratta di un argomento vastissimo, e ho dovuto pensarci un po' sopra per capire come affrontarlo senza andare fuori tema e finire col disctutere del mio rapporto coi social media più in generale. Alla fine penso che, per quando riguarda l'impatto che ciò ha avuto sulla mia capacità di scrivere, si tratti per lo più di un problema di audience – o di community.

Mi spiego. Anche prima dell'esplosione dei social commerciali, ero alquanto attivo online: avevo un blog su cui per lo più recensivo film e libri, e scrivevo su vari forum di appassionati di questo o quel fenomeno culturale che seguivo. In entrambi i casi, si trattava di scrivere in modo molto interattivo, dialogando attivamente con altre persone: ciò è abbastanza ovvio coi forum, ma anche per quanto riguarda i blog avevo scelto apposta di aprire il mio blog proprio su una piattaforma che incoraggiava l'interazione fra i membri della propria comunità, ovvero Splinder. In tal modo ho fatto amicizia con varie persone con cui ho condiviso interessi e interazioni significative, anche se non ho mai incontrato di persona la maggior parte di essi (a parte un memorabile raduno con i membri di un forum).

Ero anche attivo sulle piattaforme più propriamente social dell'epoca, ovvero MySpace e MSN Messenger, ma ne facevo un uso minimo. Di lì a qualche anno mi sarei iscritto a Facebook, che da strumento di supporto per altre cose che facevo su internet o nella vita reale è finito col fagocitare tutto. Ciò è accaduto a diversi livelli, ma principalmente si tratta di una storia che avrete già sentito un migliaio di volte: se all'inizio postavo su Facebook i miei blog post per promuoverli a un pubblico più ampio rispetto a quelli che già mi leggevano, di lì a poco sarei finito – sorpresa sorpresa – col trascurare sempre più il mio blog per passare più tempo a interagire dirattamente con i miei contatti su Facebook.

Ma visto che si parlava di audience e di community, un'altra grandissima fregatura è stata questa: su Facebook mi ero aggiunto gli amici che mi ero fatto nella vita reale o sui vari blog, forum ecc. che seguivo, lasciando insulsamente a questa piattaforma il monopolio della mia relazione con la maggior parte di essi. Per cui, nel momento in cui ho deciso di cancellare il mio account, ho perso contatto con molti di loro, con cui ormai non interagivo più in nessun altro modo. Insomma, è colpa mia che ho lasciato che Facebook monopolizzasse le mie risorse cognitive (e i miei contatti) invece di farne un uso intenzionale – del tipo continuare a scrivere qualcosa di articolato e ragionato con la tastiera del computer invece di postare pesunti motti arguti con lo smartphone, e di coltivare il dialogo con poche persone con cui voglio veramente rimanere in contatto invece di accumulare 700 contatti su un social network su cui non ho il minimo controllo di chi vede quel che posto.

Anche se ormai ho lasciato Facebook vari anni fa, per poi finire col chiudere profili anche su quasi tutte le altre piattaforme commerciali (ormai ho una presenza con nome e cognome solo su Twitter e LinkedIn), ciò mi ha portato alla situazione attuale. Anche se ho aperto questo nuovo blog, non ho più alcun interesse a spammare in giro la sua esistenza. L'unico luogo in cui pubblico i post è il mio profilo sull'istanza Bida di Mastodon, ovvero un posto fantastico che mi ha fatto riscoprire la gioia dell'interazione con una community di persone con cui perlomeno mi sento a mio agio condividere questi pensieri.

Nella prossima puntata: come scrivere con la spada di Damocle della Search Engine Optimization sulla propria testa, che ti fa passare completamente la voglia di scrivere.