Sulla perdita della capacità di scrivere – prima puntata

Perché ho perso l'abitudine di scrivere? Fino a una decina d'anni fa avevo un blog personale e, dopo un percorso di studi in cui la scrittura era un aspetto preponderante, mi veniva più che naturale. In realtà mi è sempre piaciuto scrivere, e il feedback che avevo da chi mi leggeva – fossero essi i lettori delle mie cose più frivole pubblicate online oppure insegnanti e professori – era quasi sempre molto positivo. Perciò mi viene da chiedermi, cosa è successo da portarmi a un punto in cui non mi sento neppure più a mio agio a scrivere nella mia propria lingua?

Mi viene da trovare la causa di ciò principalmente in tre cose: il mio trasferimento all'estero, i social media e la mia esperienza nel settore del digital marketing. Queste tre cause ovviamente non sono separate a compartimenti stagni, anzi si sovrappongono un bel po' fra loro, ma proverò a considerarle separatamente, magari rimandando l'una all'altra quando serve.

Trasferendomi all'estero – per la precisione nel Regno Unito – per forza di cose ho dovuto mettere da parte l'italiano e concentrarmi sul diventare fluente in inglese. Ho avuto contatti italiani anche in Inghilterra, ma col tempo sempre meno, e avendo dal 2014 una partner inglese la mia immersione nell'inglese è oramai totale. Dopo dieci anni di questa full immersion sempre più esclusiva, immagino di cavarmela molto più che bene con l'inglese rispetto all'italiano medio, ma scrivere in questa lingua non ha mai smesso di mettermi a disagio. Voglio dire: lo so fare, ma non mi sono mai veramente adattato alle strutture dell'inglese. Con l'italiano sento di potermi sbizzarrire, di avere infinite possibilità di articolare quel che voglio esperimere come meglio preferisco; in inglese se sgarri l'ordine degli elementi del discorso – anche quando in teoria è grammaticalmente corretto – o scrivi una frase più lunga di 20 parole è finita. Con cio non voglio dire che non riuscirei a esprimere quel che voglio dire in inglese, inclusi concetti articolati: ci riesco, ma stilisticamente trovo la lingua inglese in sé un fattore estremamente limitante. E, paradossalmente, il fatto che è diventata per un decennio della mia esistenza la lingua principale con cui comunico praticamente con chiunque, ciò mi ha disallenato nell'usare l'italiano. Ovvero ora sento di non avere gran destrezza nemmeno con la lingua con cui, fino a un certo punto, non mi sono mai sentito in difficoltà, ma con cui adesso inizio ad avere qualche momento critico – per esempio quando mi vengono in mente modi di dire o costrutti linguistici inglesi che non hanno un immediato corrispettivo in italiano.

Non ho esaurito l'argomento ma per ora mi fermo. Tornerò a breve con la seconda puntata, in cui parlerò principalmente dell'effetto (negativo) dei social media sulla mia capacità di scrivere.