Adriano Maini

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Piazza d'Armi

Oggi Piazza d’Armi di Camporosso (IM), Camporosso Mare per la precisione, risulta occupata, a farla breve, da strade, case e da un bel giardino pubblico. Il nome con cui é stata lungamente conosciuta l’area in questione riporta agli anni prima dell’ultima guerra ed alla finitima Vallecrosia, proprio lì affacciata come confine occidentale, Vallecrosia dove erano collocate molte caserme: ma questo é un lato della questione che porterebbe lontano, comunque, alla necessità di approfondimenti. Per circa vent’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, invece, quello spiazzo é stato occupato da quello che a lungo (quello di Bordighera sul Capo credo non fosse a caso destinato ai tornei giovanili) fu l’unico campo di calcio regolamentare della zona di confine. Non sono poi in tanti, tra le persone che frequento, a ricordarsi di tutto questo: eppure qualche fotografia gira ancora, soprattutto su Facebook. Tra il detto ed il vissuto – da bambino e da adolescente abitavo abbastanza vicino – emergono tanti ricordi di fatti curiosi, dai quali vado ad estrapolare un episodio che mi é stato raccontato da poco. Alla svolta anni ’60 guardava – in tribuna, mi viene da supporre – una partita in casa della Ventimigliese un signore ormai anziano, alto, robusto e dalla voce tonante, che ben avevo conosciuto per amicizie di famiglia. Gli si avvicinò un autista in livrea che gli disse che il suo titolare, assiso in autovettura, avrebbe desiderato parlargli: al che l’omone rispose che prima avrebbe guardato finire la gara. Fu grande il suo stupore di ritrovare infine ad attenderlo pazientemente l’ufficiale, al quale aveva salvato la vita durante la Grande Guerra, ancor di più nel riscontrare che era ormai un famoso magnate italiano dell’industria. La vicenda proseguì con aspetti qui ininfluenti, credo.

Non ho chiesto al mio interlocutore, genero di quella persona, come fosse stato possibile quell’avvistamento a distanza, ma me lo sono immaginato, come in parte ho ricostruito nella mia stesura, alla quale devo aggiungere il particolare di un muro basso, solo sormontato da un’alta rete per trattenere le pallonate.

E fuori dal football ne ha viste tante altre cose la vecchia Piazza d’Armi, luogo destinato ai circhi – ce n’erano ancora tanti in quegli anni e non arrivavano solo d’estate – e, sotto Natale, ai Luna Park. Tanto é vero che chi come me di tanto in tanto andava in settimana a scorazzare su quel brullo terreno, spesso lasciato incustodito dalla società, ne vedeva le pessime conseguenze. Insomma, da quelle parti tirava aria di pionierismo di ritorno, anche perché la Ventimigliese anteguerra aveva un bel campo negli attuali Giardini Pubblici della città di confine …

Ad Aubagne

Questa volta il racconto di quella mia esperienza del 1983 lo faccio più breve... Perché, finito il mio vero e programmato impegno, mi ritrovai a bere una volta (come si suol dire) nel bar della “Mamma dei Legionari”!

Sì, la cosa non mi parve, e non mi pare tuttora, solo pittoresca, come me la descrivevano i miei amici di quella sera. Cercherò di rendere al meglio il concatenarsi di fattori, ma non é facile: descrivere non é come trovarsi dal vivo in quelle scene una dietro l'altra.

Intanto, non sapevo che a Aubagne ci fosse la Legione Straniera. Mi sembra che anche oggi ci sia la sede del comando generale, dove avvengono gli arruolamenti; e non farò deviazioni dal racconto principale riferendo nei dettagli come, ironia del caso, poco tempo dopo qualche giovane di mia conoscenza (non metto aggettivi di sorta!) si arruolasse tra quei mercenari. Il vero fatto perturbante per me era trovarmi vicino ad uno dei simboli più spietati delle repressioni coloniali: sì, il film “Beau Geste” con Gary Cooper da ragazzino mi era anche piaciuto, ma la storia documenta una realtà diversa di soprusi e di crudeltà.

A seguire mi si accennò quella sera ad una matrona, che mi limiterò a definire di forme e fattezze esuberanti e di non tenera età. Si trattava della padrona dell'esercizio, che si era meritata l'appellativo di mamma dei legionari, perché il suo locale era il ritrovo preferito da quei presunti militari, che in lei trovavano attenzione, calore umano e parole di conforto.

Non c'era molta gente, a parte noi tre, forse perché, essendo già un po' tardi, la ritirata in caserma era già suonata; forse per questo motivo i miei accompagnatori non trovarono di meglio che invitare tanto personaggio al nostro tavolo, come se fosse un rituale folcloristico cui io dovessi assistere per forza. E la signora venne e mi pare dicesse le solite parole di circostanza sull'Italia e quanti italiani erano stati ed erano nella Legione e così via.

Poi ebbe come un lampo, si allontanò un attimo, sempre accompagnata dai sorrisi sardonici (che non l'avevano mai abbandonata!) dei miei anfitrioni, per tornarsene trionfante per esibire soprattutto a me (i miei amici lì, é chiaro, se non erano di casa, poco ci mancava: se per “spiare” o per divertirsi invero amaramente guardando le miserie del mondo, non lo so!) una copia di una rivista popolare italiana che l'aveva “immortalata” con almeno tre pagine, corredate di varie fotografie, in quanto consolatrice di quei poveri giovani abbandonati che sono i legionari: la “Mamma dei Legionari”, insomma!

Si da il caso che tra la guida spericolata di cui ho già detto, un mangiare affrettato fatto non so più dove e qualche sorso di grappa (sì a me sembra ancora adesso grappa, mentre in Francia c'é dell'ottimo cognac che é un vero medicinale), servita in precedenza da una cameriera, io da un po' ormai, ad usare un eufemismo, avevo del mal di testa. Per cui non riuscendo a sottrarmi in modo elegante ad una situazione per me un po' equivoca, mi andai ad inibire la tranquilla visione di una serie di vere chicche che quel locale riservava, che io vedevo solo da lontano, perché non potevo allontanarmi dalla “celebrità locale”: vale a dire ritagli di giornale dedicati e fotografie autografate di vari protagonisti dello sport francese, che a quanto pare non avevano manifestato scrupoli di coscienza nel lasciare là delle tracce.

Milano: Basilica di San Nazaro in Brolo