Sulla missione imperiese del capitano Bentley

Nell’estate del 1944 tra il CNL Liguria e il comando alleato, venne concordato di inviare un ufficiale di collegamento inglese presso i partigiani dell’estremo ponente ligure.

Con le disposizioni operative del comandante Holdsworth del 6 dicembre 1944 venne incaricato della missione il cap. Robert Bentley con il radiotelegrafista cpl. Millington, ai quali furono assegnate 500.000 lire di allora, per il compimento della missione e per aiutare i Partigiani.

Dapprima tentarono di passare le linee ed entrare in Liguria attraverso i passi alpini, ma il maltempo e l’accresciuta sorveglianza tedesca ne impedirono il risultato.

Visto l’esito positivo di alcuni passaggi effettuati via mare, fu deciso di tentare la medesima strada.

La missione fu rinominata “Chimpanzee”, composta oltre che dal cap. Bentley, dal radiotelegrafista cpl. MacDougal e dal tenente (Mimmo) Domenico Donesi. Dopo un ulteriore rinvio per la preparazione e l’addestramento, sbarcò sulla spiaggia di Vallecrosia il 6 gennaio 1945.

Il tenente Donesi aveva fatto parte della missione Kahneman salpata sempre da Vallecrosia (IM) il 14 dicembre 1944, dopo 3 giorni di attesa di via libera dato dal comandante del distaccamento di bersaglieri di guardia sul litorale, sergente Bertelli, che avvisò per tempo che in quel giorno il suo reparto sarebbe stato impegnato a Ceriana con commilitoni tedeschi.

Dei risultati della missione il comando del 20° distaccamento del N°1 Special Force teneva costantemente informato il comando del servizio informazioni americano (cap. Geoffrey “Jeff” M. T. Jones), anche esso operante a Nizza (lettere OSS del 13 e 30 gennaio 1945).

La missione del cap. Bentley è citata nel dettagliato rapporto del 26 maggio 1945 redatto dal col. McMullen sui risultati delle missioni degli ufficiali di collegamento britannici inviati presso i Partigiani.

Il capitano raccontò anche con le seguenti parole quella sua missione, che aveva già descritto appena finita la guerra ad Italo Calvino in un’intervista per il fondamentale libro sulla Resistenza “L’epopea dell’esercito scalzo” (a cura di Mario Mascia – ed. A.L.I.S.):

Quando le campane di Bordighera [(IM)] suonarono le 23.00, il 6 gennaio del 1945 il gruppo di sbarco composto dal caporale Mac Dougall, Mimmo, Nino e me, era riunito su di un battello pneumatico. Avendo ricevuto dalla spiaggia il segnale di via libera, aiutati da Giulio con il suo battello, ci dirigemmo verso la riva. Alle 23,45 scendemmo sulla spiaggia, non senza esserci bagnati un po’, poichè le onde si infrangevano sulla spiaggia. Dopo aver sgonfiato il battello per consentire a Giulio di riportarlo indietro, raggiungemmo la casamatta dove si supponeva di incontrare Tonino. Dopo aver aspettato 15 minuti senza aver avuto notizie di Tonino, decidemmo di muoverci verso la prima casa sicura, seguendo un sentiero sgomberato all’interno del campo minato (solo di rado abbastanza largo). Arrivammo alla casa alle ore 00.15 e trovammo Tonino che ci aspettava. Il pesante bagaglio venne nascosto e, dopo aver attraversato campi e steccati, la via principale e una buona parte di Bordighera arrivammo alla casa di Bussi, dove trovammo rifugio per la notte. Il 7 gennaio alle 8,15 iniziammo il nostro viaggio verso l’entroterra. lo e Tonino partimmo per primi, seguiti a 100 iarde dal caporale Mac Dougal e da Mimmo. Non avevamo ancora percorso che poche iarde lungo la strada che passammo vicino al primo tedesco, siccome il nostro aspetto non attirò la sua attenzione continuammo il nostro viaggio in qualche modo un po’ più fiduciosi. A metà strada sopra Vallecrosia fummo raggiunti dalla nostra guida che si dimostrò essere il nostro salvatore visto che solo 100 iarde dopo fummo fermati ad un posto di blocco, dove ci furono chiesti i documenti: Mentre la guida mostrava i suoi e distraeva le sentinelle parlando del tempo, noi passammo tranquillamente oltre. Da lì in poi numerosi Gerrys [tedeschi] ci incrociarono facendosi gli affari loro e curandosi poco di noi. A Vallecrosia prendemmo la mulattiera per Negi [Frazione di Perinaldo (IM)] che raggiungemmo alle 03.30. L’8 gennaio alle 4 lasciammo Negi per salire a Monte Bignone, percorrendo la strada militare per Baiardo, che fu evitata, superando alle 14,00 l’ultima postazione nemica che si trovava al cimitero di Baiardo. Ci eravamo più o meno portati al di fuori dalla zona di pericolo.. Alle 6.00 sulla strada per Vignai ci imbattemmo in Curto, il quale aveva sentito della nostra intenzione di arrivare e si trovava temporaneamente in quella zona. Curto si mise immediatamente a disposizione insieme ai suoi uomini. Alle 17,30 completammo l’operazione e raggiungemmo Vignai. Lì incontrai il sergente Henry Harris dell’USAAF che era stato con il maggiore Campbell che riuscì a scappare. Più tardi scoprii che il sergente Harris era stato chiamato da Curto per controllarci ed essere sicuro che fossimo inglesi e non delle spie.

di Giuseppe “Mac” Fiorucci, “Gruppo Sbarchi Vallecrosia”, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia – Comune di Vallecrosia (IM) – Provincia di Imperia – Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM)

P.S.

Il cap. Bentley con il caporale Mac erano accompagnati da Mimmo, Nino (n.d.r.: detto anche “Nino Serretta”, si tratta di Alberto Guglielmi) e Tonino (n.d.r.: Antonio Capacchioni, già capitano dell’Aeronautica Militare), che a Negi si fermarono (n.d.r.: quando si dice la memoria; come qui accennato, Fiorucci ritrovò la copia incompleta della relazione sulla vicenda, fatta in data sconosciuta da “Tonino” al Comando Partigiano; una relazione in cui “Tonino” affermava che era sbarcato dalla Francia molti giorni prima della missione Bentley per prendere contatti con “Gino” (Luigi Napolitano, in quel momento vice comandante della V^ Brigata Partigiana Garibaldi”) e “Curto” in funzione della migliore riuscita della medesima… e che da Negi a Ciabaudo aveva accompagnato lui Bentley e Mac – anzi, in questo scritto di suo pugno, sergente Mc Donald –, e che aveva inizialmente collaborato con Bentley…)..