Il Petrarca di passaggio nel ponente ligure
Dal XII-XIII secolo sia Ventimiglia (IM) che Porto Maurizio (oggi Imperia) entrarono come basi importanti nel grande fenomeno dei percorsi dei PELLEGRINAGGI DI FEDE. Per quanto l’argomento meriti approfondimenti, v’è anzi da dire che data la posizione è attestato, per RAGIONI STORICHE, il graduale venir meno dei PELLEGRINAGGI IN TERRASANTA, che notoriamente facevano leva sul sistema portuale e ricettivo di GENOVA; mentre per molto più tempo, nella CULTURA DEVOZIONALE CRISTIANA, perdurarono i PELLEGRINAGGI AL SANTUARIO SPAGNOLO DI S. GIACOMO DI COMPOSTELA.
PORTO MAURIZIO, al pari di VENTIMIGLIA, era geograficamente avvantaggiato, visto che i rispettivi PORTI potevano servire tanto i viandanti (magari più che PELLEGRINI, dei COMMERCIANTI o dei CROCIATI ancora impegnati nel proseguio delle campagne contro ARABI e poi TURCHI) quanto i “PELLEGRINI PER SANTIAGO”, dato che VENTIMIGLIA e PORTO MAURIZIO erano relativamente prossimi agli approdi della PROVENZA ed a quelle BASI PROVENZALI da dove prendeva via il I TRAGITTO PER SANTIAGO DI COMPOSTELA. Inoltre le due località si sarebbero presto trovate in una posizione ideale sia per gli spostamenti tra ROMA ed AVIGNONE, dopo che la CURIA PAPALE fu ai primi del XIV secolo costretta a prendere sede in questa cittadina francese. Altresì la posizione dei porti di VENTIMIGLIA e PORTO MAURIZIO continuava ad essere eccellente per quanti, dalle SPAGNA, dalla FRANCIA o dallo stesso NORD-OVEST EUROPEO, ambivano a far PELLEGRINAGGIO verso OSTIA e quindi ROMA in conformità ai dettati sanciti da papa Bonifacio VIII nei dettami del suo GIUBILEO del 1300.
E’ assodata la TIPOLOGIA E TOPOGRAFIA DEGLI OSPITALI DI VENTIMIGLIA E CIRCONDARIO: si è anzi ricostruita la significanza della STRADA MARENCA DEL NERVIA e parimenti si è notato che questa aveva il suo naturale referente ben oltre la “Padania”: sino al territorio di SUSA, all’Abbazia della Novalesa e quindi ad uno di quei grandi OSPITALI DI TRANSIZIONE TRA AREE GEOGRAFICHE DISTINTE, che era l’OSPEDALE DEL CENISIO.
Anche PORTO MAURIZIO, come detto, aveva alle sue spalle una STRADA MARENCA (peraltro riprodotta ancora nel XVIII secolo in una CARTA del suo “Atlante del Dominio di Genova da M. Vinzoni) e ad essa i tragitti dall’area di susina potevano pervenire in contemporanea con quelli sul territorio ventimigliese. Al terminale meridionale di questa strada, sul mare, dovevano esservi degli OSPEDALI simili a quanto segnalato per VENTIMIGLIA: essi dovevano funzionare sia per COMMERCIANTI, che per CAVALIERI e PELLEGRINI.
Nel caso di PORTO MAURIZIO, su eventuali OSPIZI e sul PORTO, la documentazione al proposito più significativa non proviene però da documenti notarili ma da una EPISTOLA di uno dei più grandi letterati italiani di tutti i tempi: FRANCESCO PETRARCA (1304-1374). La lettera (appartenente al libro delle “Familiari”) fu stesa nel 1343 e venne indirizzata a Giovanni Colonna. Per i letterati essa ha sostanzialmente un alto valore morale volendo biasimare le “turpitudini della corte di Napoli” ma accanto a questo tema primario essa produce altre informazioni. Visto che nella prima parte costituisce il resoconto del viaggio marittimo intrapreso da PETRARCA, che lasciata AVIGNONE ed ancor più l’amatissima VALCHIUSA – due centri indissolubilmente legati all’immortale amore del poeta per LAURA NOVES DE SADE – raggiunse il mare onde per tal via portarsi a ROMA e quindi a NAPOLI, la LETTERA può essere presa come un assunto delle SU UN PARTICOLARE TIPO DI VIAGGIO DALLE GALLIE SINO ALLA CITTA’ SANTA. Nello specifico e per quanto di suo interesse FRANCESCO PETRARCA finì come quasi naturale per innestarsi sul GRANDE FLUSSO DEI VIANDANTI DELLA FEDE e nella circostanza sul I TRAGITTO, quello meridionale segnato dalla “GUIDA PER SANTIAGO DI COMPOSTELA” = IL VISITANDUM EST ovvero come qui si vede anche cartograficamente il TRATTO ROMA – ARLES – SANTIAGO DI GALIZIA (E VICEVERSA: CARATTERIZZATO DA PERCORRENZE SIA VIA TERRA CHE VIA MARE).
Scrisse in latino il poeta :”…Ti avevo promesso di fare il VIAGGIO PER MARE non per altro motivo se non per il fatto che mediamente si ritiene che si proceda meglio e con maggior rapidità per via di mare che per i percorsi terrestri“. Aggiunse quindi:”…imbarcatomi a NIZZA presso il Varo, che è la prima città d’Italia a ponente, giunsi a MONACO che il cielo era stellato“.
Le notazioni del Petrarca ci ragguagliano su convinzioni storiche assodate: i percorsi di terra – scomparsa in gran parte la VIA ROMANA JULIA AUGUSTA – erano disagevoli e il porto nizzardo costituiva una base storica per la navigazione verso l’Italia.
La navigazione era – cosa parimenti nota – di cabotaggio, con frequenti approdi per ripararsi e vettovagliarsi: la prima tappa fu però a MONACO E NON IN VENTIMIGLIA (fatto non del tutto chiaribile ma forse connesso al sopraggiungere di qualche mutamento di tempo, tale da suggerire un pronto riparo = Ventimiglia, nodo viario per eccellenza dei Pellegrinaggi in Liguria Occidentale, all’epoca aveva strutture e fama superiori a Monaco, per dar ricetto ed offrire utili alternative di viaggio a seconda delle esigenze e delle mete prescelte). Subito dopo infatti si legge:”…mi adiravo con me. Sostamme a Monaco di mal animo il giorno seguente, tentato senza successo di salpare“. Non alludendosi ad avarie di sorta è veramente da credere che il sopraggiungere di qualche fortunale abbia costretto la nave in quel porto. Ed a comprova di ciò, proseguendo nella lettura, si apprende che “...il giorno seguente, con tempo incerto, salpammo e sbattuti in continuazione dalle onde arrivammo a PORTO MAURIZIO nel pieno della notte“. La sosta al MAURITII PORTUM non dovette essere un espediente: da come scrisse il Petrarca, l’attracco sembrava previsto dal programma di viaggio. Egli aggiunse:”Non ci fu permesso di entrare nel castello. Trovata per caso in un OSPIZIO SULLA SPIAGGIA una cuccetta da marinaio condii la cena con la fame e fui debitore del sonno alla stanchezza“. Ed ancora: “a questo punto fui preso dall’ira e mi resi conto dei gran brutti tiri che fa il mare. Quindi fatti tornare sulla nave i servi coi bagagli, io solo con un compagno preferii restare sul lido di Porto Maurizio. Finalmente mi capitò un poco di fortuna. Fra quegli scogli liguri per qualche inspiegabile caso si vendevano dei CAVALLI TEDESCHI, forti ed agili. Non impiegai gran tempo ad acquistarli e rièpresi così il viaggio senza essermi del tutto liberato dalla nause del tragitto fatto per mare“. Anche se si tratta del PETRARCA, qualche sua considerazione è spocchiosa; ma, al pari di altri dati pur venati di letteratura, giungono tutte utili allo storico.
Anche se verisimilmente il PETRARCA soffriva lo scomodo viaggio per nave era questo comunque – nel giudizio di tutti – il modo migliore per giungere a ROMA: i servi ed i bagagli dovettero procedere per nave in quanto il percorso stradale, tanto accidentato, era impraticabile o quasi per chi fosse impacciato da mezzi pesanti od oggenti di ingombro. Il riposo fu preso sulla spiaggia di PORTO MAURIZIO in un “HOSPITIUM“: qualche traduttore corregge con ALBERGO, ma è difficile dire se si fosse trattato di un OSPIZIO PER PELLEGRINI o di uno di quegli OSPIZI RETTI DA PRIVATI di cui talora è giunta notiza. Il POCO CIBO cui fa cenno il PETRARCA, assieme alla menzione della CUCCETTA, potrebbe far pensare alla TIPOLOGIA di un OSPIZIO PER PELLEGRINI. Bisogna però tener conto che si ha pur sempre a che fare con un umanista, per casta dotto quanto narcisista ed abituato a certi lussi avignonesi: quindi non è da escludere il RICOVERO PRESSO UNA SORTA DI LOCANDA PRIVATA, al modo che in Ventimiglia tempo prima fece il nobile cortigiano spagnolo GIOVANNI DE PORTA (come verosimilmente tanti altri CAVALIERI E CROCIATI ED ANCHE PELLEGRINI DI FEDE).
Il Petrarca scrive di aver trovato, per caso, dei CAVALLI DI RAZZA in vendita. Se confrontiamo l’episodio con quello di GIOVANNI DE PORTA si direbbe invece che la COMPRAVENDITA DI CAVALLI era quasi un fatto istituzionale nei PORTI, sia a Ventimiglia che a Porto Maurizio. La ragione non sarebbe poi indecifrabile: i CAVALLI erano lasciati presso gli OSPIZI per varie ragioni: per cambiare a costo minimo animali freschi con altri pronti per il viaggio, erano commerciati per le esigenze dei viandanti che potevano spendere (come GIOVANNI DE PORTA od il PETRARCA); ed ancora venivano allevati localmente da imprenditori e proprietari di ospizi privati per farne oggetto di vendita o di affitto a quei pellegrini che potessero permetterseli o dovessero, come GIOVANNI DE PORTA, lasciare il “percorso marino” per addentrarsi lungo una qualche via di penetrazione nell’entroterra. E’ infattibile ricostruire topografia e topologia dell’OSPIZIO visitato dal PETRARCA: l’unica certezza è che si trovava in prossimità dell’approdo: “LITOREUM HOSPITIUM”.
Stando alle rilevazioni archeologiche si può pensare che strutture di ricovero per pellegrini nel XIV secolo dovevano trovarsi proprio in “riva al porto” o comunque alla “Marina”: peraltro proprio alla foce del torrente Prino e nell’area di BORGO PRINO si son reperite le più antiche testimonianze di insediamenti nella zona.