I mulini silenziosi
Sono stata bene a Prelà, luogo che vedevo per la prima volta. I mulini silenziosi nascosti dietro muri di pietra, gli archi dei ponti con le ombre e le sagome di asini carichi, che sono transitati per centinaia di anni; le pietre, tutte quelle pietre che entrano sempre in contatto con le mie emozioni più profonde. La musica fragorosa dell’acqua che ti segue, ti affianca, ti sorpassa, ti racconta, con affanno, quasi per timore di non essere ascoltata, e allora cattura la luce e si fa catturare dagli sguardi. Luoghi liguri eppure così diversi dai miei territori. Non diversi, solo sconosciuti. Lo sguardo non incontra altro che ulivi. Roverelle, carpini, robinie sembrano stranieri, che faticano non poco per trovarsi uno spazio. Pareti di ulivi a volte perpendicolari. Chiese sperdute, una multitudine, come sentinelle sulle colline, quasi a controllare le valli sottostanti. Gli abitanti come le case, come le chiese e gli ulivi, anelanti alla luce. Una valle come un forziere che racchiude e protegge anziché pietre preziose, piccoli agglomerati attorno ad un campanile, come pecore attorno al pastore. Ovunque guardi scopri manufatti di pietra nei luoghi più difficili da raggiungere. Aggrappati come capre in salita, in precario equilibrio. Sembra un desiderio infinito di raggiungere la cima per godere del sole che così difficilmente raggiunge quello che sta in basso. Ero con Irene. La gioia di essere immersa nel silenzio, nell’argento, nelle pietre affabulatrici, da leggere come libri, nelle sinfonie dell’acqua, ha ridato una forza che temevo perduta alle mie gambe. Ho pensato che doveva essere difficile staccarsi da quei luoghi. A casa invece sono stata investita, ripercorrendoli con il pensiero, da un grumo di malinconia, tristezza, un fastidio di ricordi amari, sconosciuti, ma tangibili. Da cui fuggire, altrove. Avevo letto che la bellezza è un mondo tradito. Che si può trovare solo dove gli uomini la hanno dimenticata.
E forse la bellezza sta nei miei occhi che sanno cercarla.
di Gridellino