Da Zanzibar, un camporossino il 28 agosto 1888

ZANZIBAR, 28 agosto 1888

Amatissimi Genitori

Già stavo pensando che cosa ne sarà della mia famiglia; ma finalmente ricevetti notizzie che mi sollevarono il cuore. Non sapete miei cari genitori la gioia e contentezza ch’io nutro, quando ricevo notizzie da voi, e del paese sebenché siano pocche ; pare che si ripresentino d’avanti quell’anime ch’io lasciai alla casa paterna; e anche lontano lontano io sia da voi; il mio cuore e il pensiero è sempre da viccino, mi duole assai non poterci essere fra noi un più continuo scambio di notizzie motivo di cui è la lontananza che ci divide e perciò v’invio una presente credo che possa in certo modo darvi una prossima idea del paese di Zanzibar e suoi contorni. Zanzibar stato ancora indipendente è governato da un Pasciá comunemente chiamato Sultano; è compreso nella Zona Torrida ed in numero di latitudine Sud entrando in porto di notte e specialmente esse quando sono direste in un piccolo Parigi tanto che echeggia la luce in vari punti del paese, e sopratutto nel palazzo del Sultano; ma questa beltà vi rende ben tosto illusi allo spuntar dell’ Aurora in cui l’occhio in lungo d’aspetarvi quello che figuravi, gli si présenta din’anzi le tracce di un paese selvaggio ove la civiltà sta ancora sepolta. A pochi passi dal mare sorge nel mezzo di una piccola Piazza il palazzo Reale a 3 piani sporgenti ……… e terrazze e sorrette da colonne sovraposte l’una dall’altra. Dinanzi al medesimo si eleva un ‘altra torre la quale compie gli uffici di orologgi publici e di semaforo. Semaforo s’intende un punto in cui rende avviso anticipato di provenienze di bastimenti. A destra e a sinistra è circondato da case che man mano che si allontanano dal palazzo del Sultano, si fanno sempre più rozze, finché terminano di ampie Capanne ricoperte di foglie di palme. Le strade strettissime e piene d’ogni mondizia e salano un puzzo talmente nauseante da subito rendervi nausea la discesa a terra. Nessun negozio è alquanto Cristiano se nonché due o tre piccole betole apartenenti ai Turchi sono i mezzi di passatem- po di alcune ore. Alla sinistra del palazzo del Sultano sono messe in comunicazione per mezzo di anditi altre case più piccole di proprietà del medesimo in cui trovarsi rinchiuse una gran quantità di giovanette a disposizione del Sultano e queste case sono chiamate Serraglio. Nessun può avere comunicazione colle donne del Serraglio, ad eccezione della servitù ivi destinata; ritenuto che esso è considerato come un tempio di schiave, o un vero monastero di Monache. Davanti a queste case per un lungo spazzio di terreno è costruito un giardino fiancheggiato dalla parte del mare da un vapore materiale, e dalle cui parti laterali sorgono moltissime fontane. Molte gabbie di ferro contenute da varie razze D’animaliers ferroci fanno seguito al giardino, ed in vicinanza al mare. Queste sono le uniche bellezze di Zanzibar, il resto vastissime pianure e verdeggianti abitate d’infinità di bestie ferroci. Di ogni speccie di frutta è abbondantissima fra i quali è da notarsi, gli Ananas, Dateri, Banane, Cacchi, Aranci ecc ed altri infiniti squisiti son il loro sapore. Zanzibar è atraversato in lontananza da un fiume il nome non lo so; pieno di Cocodrilli e frequentato da Leoni, Tigri, Pantere Leopardi, Scimie ecc Il Venerdì giorno riconoscente dai Turchi, più che la Domenica dagli Europei, e si rapresenta d’inanzi una giornata di Carnavale. Al colpo di un cannone alle ore 4 Antemeridiane, è il segnale dell’alzata della loro Bandiera; a quell’ora in poi gran parte di gente nere, incomincia a percorere i vicoli seguiti da rintocchi di tamburi e da pifferi, finché cerca di riunirsi sulla piazza de Sultano. Poi l’esercito del Sultano schierato sul d’avanti del palazzo composti di circa un migliaio, senza l’aggiunta del popolo che attende con impazienza l’arrivo del loro Sovrano. É inutile descrivere le loro armi da fuoco, perché da voi medesimi potrete bene immaginarvi, notando però essere la grande abilità e divertimenti il maneggio di bastoni e delle frecce. Allo spuntar del Sultano è subito intonato da alcuni indigeni composti in una specie di fanfara, Le marce che dai medesimi vengono suonate sono molto lontane dalle nostre, ma che quantunque diaboliche, si sente un’agradevole piacere nelle varie specie di strumenti che noi altri non conosciamo. Quindi il Sultano seguito da alcuni Individui suoi Sudditi, Prende a passare in visita la trupa ; compiuta in pochi minuti la visita tra le acclamazioni e gli aplausi Rientrando in casa, pago della sua funzione per la sua riconoscenza della festa si fa entrare nel Serraglio. Scopo della visita al così detto monastero, è di togliervi dal medesimo una fra le quali più simpatiche; la quale viene condotta dalle madamigelle nelle sale del palazzo e resta a disposizione di lui finché giunga il venerdì seguente: viene ricondotta la scambiata come una simile e così di seguito. Le donne esistenti nel Serraglio ammontano per quando ho potuto sapere ad una Cinquantina. Durante il giorno continuano le feste con accompagnamenti di musica e pifferi nella piazza del Sultano e vanno consecutivamente perdendosi all’inoltrarsi della notte. Il clima considerato la posizione Geografica e la stagione in cui siamo, è da notarsi una gran parte depresione di temperatura nel percorso della notte, però il Caldo s’avvicina sensibilmente. Continuando a descrivervi non voglio trala- sciare di dirvi due parole intorno agli usi e Costumi degli abitanti. I ricchi distinguon- si dai poveri , perché questi ricoprono solo in parte le loro Carni nere con lunghe Camice e di tutti i colori. Mentre i ricchi alla grande diferenza della finezza degli Abiti, aggiungono ; non solo avere completamente la persona ricoperta, ma anche calzano una qualità di stivallini chiamati sandalie. Nessuna bellezza distinguesi sia negli uomini che nelle donne essi son tutti di colore nero, ed hanno i capeli nerissimi e ricciuti. Non tutte ma in gran parte le donne hanno il naso atraversato da un perno di metallo lucente terminante ad una estremità di anello e dall’altro in una piccola palla. Quantunque mi sia affaticato a domandarne spiegazzione non rimasi contento; ma però non ho ancora finito la mia descrizione, per ora mi arresto e vi spiegherò meglio il rimanente al ritorno Se iddio …….. Ricevetti il giorno 8 di agosto notizie di voi inviatemi il 27 giugno , ma già io aveva una mia lettera in cammino dandovi notizie del mio viaggio. Non credette miei cari genitori che la lontananza che passa tra le mie notizie sia per mia trascuratezza, ma è soltanto perché la posta non parte che una volta al mese, perché tutti i postali che partono da Zanzibar spedisco le mie notizie benché si paghino 75 cent.mi ogni lettera. Ora per quanto posso dirvi che la salutte sia di me del S. comandante non dico che sia perfettamente buona ma c’è la passiamo ancora discretamente. Il nostro ritorno non sappiamo quando sarà, può essere fin da domani ma non si sa. Tanti salutti alla famiglia dell’amico Cavaré a tutti i miei parenti ed Amici ed un bacio ed un abbraccio a tutta la famiglia e passo a dichiararmi il Vostro Amatissimo ed Obbed. mo Figlio GIO:BATTA UN bacio al nonno

Dall’Archivio di Silvana Maccario di Camporosso (IM)

P.S.

L’estensore della lettera, di cui qui sopra viene riprodotta la prima facciata ed alla quale, a parte errori di comprensione, non sono state apportate modifiche, fu Sebastiano Raimondo, vulgo Gio.Batta (di Agostino e Celestina Piombo), nato a Camporosso (IM) … e morto a Genova il 25 luglio 1959. I suoi fratelli furono: Rosa (nata nel 1855), Teresa (nata nel 1857), Paolina (nata nel 1858), Giovanna (nata nel 1862), Costanza (nata nel 1871), Carlo (1867-1940). E a questo link si può leggere l’esito di analoga operazione compiuta per una precedente lettera da Zanzibar di Sebastiano Raimondo.