Da Zanzibar, un camporossino il 26 luglio 1888
ZANZIBAR, 26 luglio 1888
Amatissimi Genitori, Eccoci Carissimi Genitori ora che siamo noi giunti al luogo destinato; noi giungemmo il 21 Luglio alle 2 pomeridiane tutti sani e salvi; non posso dire di aver fatto un cattivo viaggio, ma nemmeno buono; ma basta; finché ci campiamo la vitta va sempre bene; ora per tanto Voglio narrarvi qualche cosa che ho vedutto durante il mio viaggio. Già voi sapete Caris. Genit. Che partimmo da Spezia il 10 giugno E giungemmo a Porto Saïd, Egitto il 16 dello stesso mese. Questa città e piantata sulla sabbia e vi è tutta pianura; la gente nativa di questa, sono nere; perché il calore comincia ad alterarsi. In questa città vi e qualche Italiano, e parechi francesi, in questa città Per quanto abbia veduto non ha nessun prodotto perché vi e tutta sabbia. Poi partimmo da Porto Saïd il 19 , ed entrammo subito nel canale di Suez, e vi abbiamo impiegato 22 ore, perché bisogna andare adaggio, oltre di questo bisogna fermarsi alle stazioni per lasciar passare altri bastimenti che anch’essi sono in canale, perche fuori delle stazioni, più di un bastimento non può passare atteso che il canale è stretto, e ogni distanza vi sono le machine che lavoravano ad ingrandirlo. Poi finito il canale giungemmo subito a Suez, e colá non si siamo nemmeno affermati, perché il console ne ha fatto preparare la carne, e quando passammo vi era già il battello pronto che l’ abbiamo imbarcato senza fermarci. Di li abbiamo avutto ancora 5 giorni di traversata, che giungemmo poi a Aden il 26 di giugno e lá cosa posso dirvi che vi faceva un caldo che non si poteva resistere. Di questa città non posso dirvi niente perché resta dietro a una montagna alla riva del mare vi e un mucchio di case come Camporosso; la gente son neri e portano uno straccio davanti, il rimanente son nudi; qui a Aden facciamo carbone e partimmo il 1 luglio imbarcando il Signor ( ?) Console Generale di Aden. Di la partiti che noi siamo, colpi di mare a più non posso ; e dopo 2 giorni siamo andati appoggiare in un isola chiamata…….( Raz Filuch ? ) per riparare la macchina, e ci restammo 24 ore. Dopo siamo partiti e al vedere galleggiare la povera Archimede; in fini partiti che noi siamo da Raz Filuch alla sera, all’ indomani a mezzogiorno abbiamo dovuto dare fondo in un’altra isola chiamata Tamrida, non potendo andare avanti dai colpi di mare che si prendeva da prora per temanza che non sfasciassero il bastimento. Dunque dopo altre 24 ore siamo partiti e di lí ; vi lascio che dire in coperta non si poteva abitare, dai colpi di mare che s’imbarcava, giù sotto si è privi dell’aria si patisce; infine che alla meglio giungemmo all’isola di ….?secce? Il giorno 12 luglio. Giunti li che noi siamo, facciamo carbone e qualche provista e ci rinfrancammo 4 giorni; e a dirvi la verità questa città e piccolissima ma è bella, e la sua bellezza dipende dalla grande e bella veggetazione che essa contiene, le colline son tutte adornate d’alberi di frutta buona a mangiare, e varie quantità di fiori, poi colà il calore comincia già a diminuire perché in queste parti ora siamo di marzo, dunque partiti di lì Il 16, e giungemmo a Zanzibar il 21. Di questa città non posso dirvi altro che d’intorno ha essa pure una bella veggettazione ma poi d’entro e brutta, per le contrade vi è un odore che vi leva il respiro, la gente son Neri quello si sa e vanno vestiti ancora a uso Cristiano, non come a Aden che metteva schifo a guardarli e qui vi e rischio a prendere le febbri. Il Comandante il giorno 22 ha letto l’ordine del giorno e disse di prendere ogni mattina il chinino, di guardarsi di non mangiare frutta guasta o acerba, e di andare a terra prima o dopo il tramonto del sole, di non bere acqua della città e di guardarsi dal mangiare a terra, perché sono vivande che possono attribuire le malattie non essendoci noi abituati. Ora in qualità agli affari del Console per alzar la bandiera di questo non si è ancora deciso niente, e nemmeno si sa qiuando si décidera, e quando sarà il nostro ritorno. La salutte al presente é ottima sia di me, che del mio padrone A. B. come spero che ringraziando Iddio sarà lo stesso di voi tutti; mi saluterette i fratelli del mio padrone specialmente il S. Domenico, B. e tutta la sua famiglia, e i miei parenti ed amici e i miei compagni, mio cognato sorella e un baccio alle nipoti e un baccio a a tutta la famiglia passo a dichiararmi il vostro Amatissimo figlio Gio:Batta
È già la terza lettera che vi scrivo da che son partito da Spezia e non ho ancora ricevutto nessuna risposta. Dattemi nuova di tutto ciò che avviene in Camporosso.
La mia direzione eccola qui
Al Ministero della Reggia Marina A Roma Per il Signor Raimondo Gio:Batta Imbarcato sull’Archimede Adio Adio
Dall’Archivio di Silvana Maccario di Camporosso (IM)
P.S.
L’estensore della lettera, di cui qui sopra viene riprodotta la prima facciata ed alla quale, a parte errori di comprensione, non sono state apportate modifiche, fu Sebastiano Raimondo, vulgo Gio.Batta (di Agostino e Celestina Piombo), nato a Camporosso (IM) … e morto a Genova il 25 luglio 1959. I suoi fratelli furono: Rosa (nata nel 1855), Teresa (nata nel 1857), Paolina (nata nel 1858), Giovanna (nata nel 1862), Costanza (nata nel 1871), Carlo (1867-1940).