Bisognerebbe togliere la patente di voto a chi propone di togliere la patente di voto
Bisognerebbe togliere la patente di voto a chi propone di togliere la patente di voto, in forza degli stessi argomenti propugnati da chi vorrebbe togliere la patente di voto.
I primi della lista a cui toglierla sarebbero tutti quei professoroni (quasi sempre maschi) che non riconoscono responsabilità sistemiche ma dalle loro cattedre sanzionano comportamenti poco avveduti di singole/i. È invece proprio individualizzando i problemi sociali che ci si allontana dalle soluzioni. La rinuncia più importante comincia da chi, godendo di una vista privilegiata su quelle cattedre, avrebbe più capacità per opporsi a questa “deriva sistemica” di un mondo sempre più complesso e noi sempre più imbecilli.
I secondi fanno parte della galassia del fact checking che fanno sfoggio della propria arguzia investigativa sui social estrattivi (people farming, capitalismo della sorveglianza) costruiti appositamente per far circolare false notizie sensazionalistiche e che attingono al pozzo nero dell’essere umano. Basta un solo fact checking per fargli cadere un castello di carte raziosuprematista foraggiato da gamificazione social, oppure – detta bene – dagli stessi rinforzi positivi azzardopatici per cui alle elezioni vincono partiti goebbelsiani.
E via via scorrendo nella lista troverete pure me che scrivo questo commento e che, in circolarità, vi rimando alle prime due righe.
Questi sono vari esempi di un “analfabetismo selettivo di comodo”. Chi ha gli strumenti per analizzare i problemi (e magari farci fare qualcosa verso una loro soluzione) preferisce invece consolidare proprie posizioni di potere. Troppo difficile tradire la propria classe di appartenenza.
Il mito del buon selvaggio nasceva per sfatare il mito del buon illuminato. Le blastature social vorrebbero farcelo rientrare dalla finestra.
Diciamo no all’“analfabetismo selettivo di classe”.
P.S. Mi ispiro a questo post. Le deprivazioni psicologiche sono un problema. La mancanza di cultura dell’empatia è un problema. MA parlarne nel contesto di patenti di voto ci allontana e non ci avvicina alle soluzioni, come dimostrano peraltro i commenti a quel post.