“Fà” non fa, non do “dò”
[C'è una burla, fatta circolare da certi mascalzoni, secondo cui vada messo l'accento su do e su fa per distinguerli dalle note do e fa. In realtà questo si è ritenuto necessario solo per dà/da (verbo/preposizione) e sì/si (avverbio/pronome o congiunzione) perché molto più spesso possono creare confusione. Per intenderci: difficilmente troverete in giro un dialogo come quello qui sotto, creato apposta per l'occasione... così ci si potrà sì cantarsela, ma non suonarsela da sòl.]
Aldo: Da quand'è che non fa maggiore? Baldo: Da un fa fa A.: Fa' un minore, allora! Cataldo: Un fa? A.: No, là! C.: Quindi la? A.: No, qui, do! B.: Sennò settima. A.: Maggiore B.: Sì. A.: No! B.: Ma come no?! C.: Sarebbe quarta aumentata... A.: Quale? B.: Quel là? A.: No, quella! B.: Ma quale quella?! C.: Quella là! Quel fa! B.: Ma no! Dicevo sì, nel senso di sì! C.: Ah! A.: Davvero? Hah! C.: Ma no!... B.: Provo... 'Un fa! A.: Ma come non fa? B.: 'Un fa! Se 'un fa, “'un fa” vi dico! C.: Mado'. B.: Sì, un do. A.: Eh no, tu da'! C.: Già! Non sono re! B.: Ma che avete capito? È un do! A.: Ah, ecco! Che si fa? B.: Si chiama C.: ...Ma'?! (voce fuori campo) Sì? C.: Chiama René! (voce fuori campo) Che c'è? C.: Qui non fa. (voce fuori campo) Ma come? L'ha accordato due dì fa! A.: Signora, non è fa, è l'accordo di do. (voce fuori campo) Col didò fa il mestiere?! Non ci posso pensa'. A.: Ma no didò, di do! Che ha capito?! B.: E poi li anticipiamo noi. (voce fuori campo) Ah, come minimo! Sennò ci spendo un rene, lì. A.: Haha, seno. C.: Ehi, bada tu! Né re né regina si permettono così, hai capito? A.: Scusa. B.: D'accordo. C.: Quale accordo? B.: ...Non re, il do. A.: Ha ragione. In tutti i casi. C.: Un casino. B.: Era meglio chiamarla ut! C.: A finale! (in coro) LAAAA