Via Due Camini

Certe mie emozioni acquisiscono dimensioni particolari nel caso di racconti o romanzi, che delineano anche sommariamente, quasi per inciso, affidandosi alla cifra della memoria, certi angoli o certo vissuto di Ventimiglia (IM) e del Ponente Ligure. Soprattutto se scritti da un amico finalmente ritrovato o da chi non incontro più praticamente dai tempi della scuola. E, forse, il mio coinvolgimento è ancora più forte, perché sono libri da me scoperti e, quindi, letti, come mio solito, quasi trasognato, in ritardo. Chi scrive di Ventimiglia di solito non può prescindere dal mare. Dalle piccole baie, dalle calette, dalle rocce, sempre più numerose verso la frontiera. E c'è, tra gli autori cui ho qui solo accennato, chi sottolinea che, a esplorare e vivere questi paesaggi, e questo ambiente, una vera barriera con la Francia non vi sia mai stata. Ho anche rinvenuto una intrigante scansione, alla quale si affida un personaggio, di nomi di monti ben visibili dalla costa del Ponente Ligure. Per varie associazioni di idee è riemersa viva nella mia mente una giovanile serata di fine estate, un'escursione dalla Margunaira di Ventimiglia a Via Due Camini, una zona, questa, in discreta altura, che consente un'ampia panoramica, soprattutto sul mare. Non ricordo se entrammo nell'omonima trattoria, meta tradizionale per tanti anni di gite fuori porta, rimaste nel vissuto popolare, anche perché quell'esercizio da tempo è chiuso. Una serata fatta quasi di niente, se non del discorrere allegramente in compagnia salendo e ridiscendendo, dopo una breve sosta lassù, in città: ero ancora inconsapevole che l'età della spensieratezza stava finendo.